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Vecchie nuove storie che non vi abbiamo raccontato: il presente

Mio padre Giangabriele Pasini è nato a Rimini nel 1960. Nel 1960 a Roma si svolgono i diciassettesimi Giochi Olimpici; sempre a Roma viene inaugurato l’aeroporto di Fiumicino; ottengono l’indipendenza diciassette colonie africane; in Sri Lanka viene eletta la prima donna premier al mondo. Mio padre è figlio della tensione al progresso degli anni ’60 e ’70, con una spruzzata di grandeur Eighties.

Trovo che lo spirito della Rimini elettrica e lontana degli anni post-boom gli sia trascolorato dentro e che lui in qualche modo sia una rappresentazione plastica – umana e imprenditoriale – dell’operosità creativa che è la cifra del territorio in cui la nostra famiglia è radicata da generazioni. Rimini, che tu lo voglia o che resista, ti respira dentro e ti spinge al dinamismo, alla fantasia felliniana applicata spesso a problemi semplici, materici. Alla vita di tutti i giorni e al lavoro. E con questo bagaglio genetico, territoriale e spirituale mio padre si è approcciato alla vita aziendale della Pasini, all’avvicendamento a una figura sacrale come quella di mio nonno ‘Turo e ai successi del nuovo boom economico degli anni ’90 e ai patemi della crisi degli anni ’00.  Sempre dinamico, sempre creativo, sempre all’avanguardia.

(Leggi anche: Pasini, chi siamo)

Avvolgibili, monoblocchi e zanzariere per guardare al futuro

Non ho ricordi di mio padre fermo, compiaciuto. Ogni giorno per lui è una sfida, una lotta per far meglio del sé stesso del giorno precedente, non solo dei concorrenti. Il rispetto che gli portano rivali, amici e dipendenti – pur con tutti i suoi spigoli – è il riconoscimento di una qualità non comune pur nello stratificato mondo dell’imprenditoria italiana odierna: la capacità di far compenetrare i propri valori umani in una struttura aziendale compiuta. E se la Pasini è passata a essere l’azienda “delle tapparelle” a una realtà di livello nazionale, che si struttura attorno a nuovi prodotti come i monoblocchi, le zanzariere  e i frangisole – oltre che agli storici avvolgibili rivisitati e ampliati nell’offerta – il merito non è tutto di mio padre, ma la spinta propulsiva deriva in buona parte dalle sue occhiate pregne di elettricità, dal suo contatto costante coi dipendenti (nella pace e nel conflitto) e dal suo anelito alla miglior versione possibile di sé.

La Pasini di oggi ha la stessa tensione al perfezionamento, con la consapevolezza dei propri limiti da limare giorno dopo giorno. Il Servizio ONEday è un’altra brillante intuizione di mio padre, le politiche produttive tese alla qualità a tutti costi una direzione chiara che segna il cammino di chi verrà dopo. E io e mio fratello l’abbiamo imparato: se un giorno vorremo dare un apporto anche solo paragonabile a quello dato dal “Capo” alla Pasini Srl, dovremo partire dal lavoro su noi stessi.

A presto col nuovo capitolo della storia Pasini. Qui, invece, trovate la prima parte del racconto.

Nel frattempo godetevi gli altri contenuti del nostro blog e del rinnovato sito Pasini.

Elia